Descrizione
In tempi di crisi di valori, di precarietà imperante, dell’ideologia del successo che si contrappone allo spettro del fallimento e dell’economia che stenta a risalire, Pietro Lista costruisce un antimonumento che ne sintetizza perfettamente, attraverso scelte estetiche e stilistiche pure e apparentemente semplici, tutte le criticità. Un obelisco alto nove metri sormontato, in cima, non da l’effige di conquistatore o da un elemento decorativo a ricordo di gradi imprese, ma da un grande masso che, da un momento all’altro, sembrerebbe poter cedere al peso della gravità.
Quella di Lista è una ricerca volta al raggiungimento di un equilibrio, voluto, mantenuto o scardinato, in un mondo così palesemente sbilanciato; in qualsiasi contesto, con qualsiasi tipo di forze e contro sovrastrutture con le quali ci si deve quotidianamente confrontare; la sua è un’estetica del bilanciamento perfetto: è un disequilibrio che cerca l’equilibrio; è metafora delle più disparate sfaccettature della nostra esistenza, delle nostre emozioni, delle nostre sensazioni. Del resto, ogni singolo attimo della nostra vita è una delicata questione di equilibrio: dall’equilibrio che rende il nostro corpo una macchina perfetta (seppur deteriorabile) nei piccoli gesti, ai grandi conflitti interiori, psicologici e dell’anima o interpersonali e, di conseguenza, sociali. L’obelisco di Lista vive, così, una condizione di equilibrio instabile, sembra quasi sfidare le più elementari leggi della fisica; suscita nello spettatore un sentimento di precarietà e provoca, nello stesso, più domande che risposte. La scultura, in tutta la sua apparente precarietà, rispecchia l’attuale carenza di un’ideologia dominante come pure la costante perdita di certezze filosofiche, politiche o, finanche, religiose. Leggera nella sua pesantezza invita chi la osserva alla flessibilità di vedute, alla mobilità di pensiero e al rifiuto di incasellarsi in unico, e talvolta imposto, ruolo; riesce a far trapelare la necessità di un saggio bilanciamento, di un giusto contrappeso e di una proporzionata stabilità in un contesto storico, quale è quello che quotidianamente viviamo, gravido di perturbazioni. Il senso di sospensione che l’opera ci trasmette deve essere interpretato nell’accezione più strettamente etimologica del termine: dal latino suspensus, attaccato in alto, elevato da terra, ma anche dubbioso, incerto, inquieto. Lista con pochi, minimi elementi ci fornisce, dunque, una stratificata lettura della nostra condizione esistenziale, nella consapevolezza che solo chi è in grado di trovare il giusto equilibrio sarà in grado di dominare il suo stare al mondo. (Luca Palermo)






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