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KERAMEIKOS

 15.00

Descrizione

“KERAMEIKOS”, mostra promossa dall’ Associazione Culturale “Agarte – Fucina delle Arti”, ha messo insieme le recenti esperienze di quattro artisti attivi nell’ambito della ceramica. Autuori, Caruso, Di Muro e Vassallo hanno qui dato vita a nuovi corpi dell’immaginario ed hanno, per vie diverse, elaborato il progetto chiaramente esplicitato in questa mostra che è lo spingere l’artefatto al di là della forma/funzione e dare ad essa la forza di una presenza che va ad arricchire, rigenerandolo, l’immaginario collettivo.

KERAMEIKOS attraverso le parole del critico Massimo Bignardi

Imbattermi nelle forme di un linguaggio che reitera, in continuità, processi rigenerativi, mette in gioco il senso del mio rapporto con l’arte, ossia la necessità di aggiornare i registri immaginativi e, senza esitazioni, imbarcarmi in una nuova avventura, in un viaggio senza ritorno. Fausto Melotti, in uno dei suoi aforismi, scriveva: “L’opera d’arte è un viaggio che, anche al più povero degli uomini, si offre gratis verso sconosciute regioni tanto più belle delle più amene della terra.” È un viaggio che inaugura una nuova prospettiva, perché apre un universo a noi ignoto, rinnovando la nostra visione del mondo e della realtà. Così è stato per “Kerameikos”, mostra promossa dall’ Associazione Culturale “Agarte – Fucina delle Arti”, che ha messo insieme le recenti esperienze di quattro artisti attivi, nell’ambito della ceramica, ai quali mi lega un’amicizia e una stima, più che quarantennale. Anni nei quali ho posto una particolare attenzione al loro lavoro, alle sperimentazioni, continuamente rinfuocata da nuove realizzazioni che, fatta eccezioni per le opere qui proposte di Giuseppe Di Muro, evidenziano un passaggio dalla forma funzionale al corpo scultoreo, come segnalano le opere di Salvatore Autuori e di Enzo Caruso e dalla decorazione alla pittura, passaggio testimoniato dai fossili di Ferdinando Vassallo.

Non sono radicali cambi di prospettiva, bensì continui e progressivi spostamenti, indotti da una riflessione sul presente, sul ruolo delle forme e delle immagini, sul senso da dare agli oggetti che condividono i nostri spazi domestici. Sono opere, cioè, che riaffermano il valore dell’arte, quale gesto creativo, pieno e profondo di un essere libero: l’arte è libertà se essa rivendica il suo insistere nelle trame di un processo storico, cioè trae dal passato (dalla tradizione) l’energia del tempo, lo critica, lo rinnova attraverso un nuovo (ulteriore) gesto creativo che contiene in sé, nel presente, il passato e il suo futuro. Su tale prospettiva insistono da tempo, oggi con maggiore consapevolezza, Autuori, Caruso, Di Muro e Vassallo, sollecitati da pratiche creative che hanno dato vita a nuovi corpi dell’immaginario. Hanno, per vie diverse, elaborato il progetto chiaramente esplicitato in questa mostra che è lo spingere l’artefatto, al di là della forma/funzione e dare ad essa la forza di una presenza che va ad arricchire, rigenerandolo, l’immaginario collettivo. Scultura, pittura, vale a dire le forme e le immagini, sono poste oltre lo steccato di pratiche costrette, nel loro secolare proporsi, a rincorrere la memoria. Contro di esse si ribella il gesto dell’artista; un gesto che ribalta il valore della ceramica come lingua viva.

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