L’arte contemporanea è in costante mutamento: riflette le trasformazioni della società, anticipa visioni, sfida convenzioni. Oggi più che mai, artisti, curatori e istituzioni stanno ridefinendo linguaggi, formati e pratiche. Ma quali sono i trend emergenti che stanno plasmando il panorama dell’arte contemporanea?
Arte e Intelligenza Artificiale: tra co-creazione e riflessione critica
L’uso dell’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la produzione artistica. Non si tratta solo di immagini generate da algoritmi, ma di una nuova estetica computazionale che solleva domande sul ruolo dell’autore, sulla creatività e sull’etica. Sempre più artisti usano l’IA come strumento di co-creazione, ma anche come lente critica per analizzare il rapporto uomo-macchina.
Ritorno alla materia: il fascino dell’analogico
In contrasto con il digitale, si assiste a un ritorno potente alla manualità: ceramica, tessile, pittura, scultura in bronzo o marmo tornano al centro dell’attenzione. Questo trend è anche una risposta alla smaterializzazione dell’esperienza visiva, e porta con sé un bisogno di tattilità, lentezza e artigianalità.
Arte ecologica e pratiche sostenibili
Sempre più artisti integrano nei loro lavori temi ambientali, utilizzando materiali riciclati, naturali o a basso impatto. Non è solo una questione di estetica, ma di etica: l’arte diventa strumento di consapevolezza, denuncia o riparazione ecologica. Anche le istituzioni iniziano a ripensare spazi espositivi e trasporti in chiave sostenibile.
Attivismo visivo e arte politica
L’arte contemporanea non è mai stata così impegnata socialmente. Temi come identità di genere, giustizia sociale, migrazioni, colonialismo e memoria collettiva sono al centro delle ricerche di moltissimi artisti contemporanei. Le opere diventano strumenti di narrazione e attivismo, spesso realizzate in collaborazione con comunità e territori.
Nuovi spazi e nuovi pubblici
L’arte contemporanea esce dai musei e invade spazi pubblici, periferie, ambienti digitali. Nascono progetti partecipativi, residenze non convenzionali, performance urbane. Anche il pubblico cambia: non più solo collezionisti o addetti ai lavori, ma spettatori attivi, coinvolti e spesso protagonisti dell’opera stessa.
NFT e decentralizzazione del mercato
Dopo il boom del 2021, il mondo degli NFT (Non-Fungible Token) si è ridimensionato, ma ha lasciato un segno importante: ha messo in discussione i meccanismi tradizionali di vendita, autenticazione e collezionismo. Oggi molti artisti esplorano l’uso della blockchain per creare nuove forme di proprietà e distribuzione dell’arte.
Come raccontiamo l’arte contemporanea: l’impegno di Gutenberg Edizioni
La nostra casa editrice è profondamente radicata nella contemporaneità: seguiamo da vicino i nuovi linguaggi dell’arte, collaborando con artisti, curatori e istituzioni per trasformare ricerche visive in progetti editoriali di valore.
Attraverso cataloghi d’arte, monografie, libri tematici e progetti speciali, documentiamo le trasformazioni in atto, dando voce a esperienze artistiche che esplorano l’innovazione, il sociale, il territorio, la sostenibilità.
Ogni pubblicazione è curata in ogni dettaglio: dalla ricerca iconografica e testuale, all’impaginazione grafica, fino alla stampa e diffusione, sia cartacea che digitale. Crediamo che l’arte non debba solo essere vista, ma anche letta, compresa, custodita.
Se sei un artista, un curatore o una galleria e vuoi raccontare il tuo progetto attraverso un libro, contattaci: mettiamo a disposizione competenza editoriale, sensibilità artistica e una rete di professionisti del settore.
La mostra L’ETÀ DEL BRONZO. Sculture contemporanee dalla Fondazione Caporrella è promossa e realizzata dal Museo-FRaC Baronissi in collaborazione con la Fondazione d’arte contemporanea “Vittorio Caporrella”, in partnership con la Fondazione Rossi e il Museo ARCOS di Benevento.
Curata da Massimo Bignardi l’esposizione mira a richiamare l’attenzione sul valore e il significato di un genere che ha segnato la storia dell’arte italiana. L’attenzione è stata rivolta, grazie alla Fondazione Caporrella di poter proporre al pubblico, bronzetti realizzati da artisti contemporanei presso la fonderia romana di Pietro Caporrella, dagli anni ottanta ad oggi. Nelle sale della Galleria dei Frati sono in mostra opere di: Arman, Enrico Baj, Giovanni Balderi, Agostino Bonalumi, Pietro Cascella, Tommaso Cascella, Claudio Costa, Gino Filippeschi, Edgardo Mannucci, Franco Marrocco, Umberto Mastroianni, Nunzio, Arturo Pagano, Francesco Roviello, Nicola Salvatore, Elisabetta Simeone, Daniel Spoerri, Alì Traoré, Luigi Vollaro. Con la mostra L’età del bronzo parte l’attività espositiva del Museo-FRaC Baronissi per il 2025. Nelle sale e nella galleria dei Frati, oggi trovano posto piccole sculture in bronzo; opere che rinnovano la tecnica della fusione arricchendola di nuovi apporti, nuove sperimentazioni. Il risultato è un tracciato espositivo che racconta, in sintesi, cinquant’anni della vita concreta e creativa all’interno della fonderia di Pietro Caporrella, al quale va il nostro ringraziamento.
“Inizialmente mi ero posto due obiettivi: il primo era quello di dare risposte alle esigenze espressive dei vari artisti sempre più numerosi con cui lavoravo, o meglio collaboravo, perché il mio rapporto con l’arte e ogni singolo artista è stato sempre aperto a ricercare nuove soluzioni che rispondessero il più possibile alle domande che l’artista poneva al bronzo. Il secondo obiettivo era il contenimento dei costi, per rendere la fusione in bronzo accessibile anche ad artisti giovani o emergenti che non sempre disponevano o, come di recente, dispongono dei finanziamenti necessari. Molte opere della Fondazione sono nate anche da uno scambio fra la fonderia e gli artisti”. (Pietro Caporrella)
“L’età del bronzo è una riflessione sul valore del ‘bronzetto’ – scrive Massimo Bignardi nel saggio che apre il catalogo edito da Gutenberg Editore – , con il desiderio di riprendere il senso di una secolare tendenza della produzione scultorea che, con alti e bassi, ha trovato in Italia, nel corso del secolo ‘breve’, una significativa stagione registrata nella metà del secolo scorso. Tutto questo prima dell’avvento del ‘multiplo’ realizzato secondo i metodi del disegno industriale e che, in ambito pittorico, trovava una corrispondenza con la grande stagione della grafica d’arte, soprattutto con l’invasione delle serigrafie da i nefasti effetti. Un momento “d’oro” che trovava riscontro in una qualificata attenzione del collezionismo che riconosceva, come ancora oggi, nel ‘bronzetto’ una specifica categoria di oggetti d’arte. […] La traccia espositiva parte dal vitalismo dell’oggetto riproposto, in chiave provocatoria ed ironica, da Daniel Spoerri, con il quale Pietro Caporrella stringe negli anni un’affettuosa amicizia: su sua segnalazione giungeranno in fonderia Arman, César, protagonisti, con Spoerri, del novorealismo che faceva capo a Restany. Sarà poi la volta di Edgardo Mannucci, di Enrico Baj due interpreti del nuclearismo italiano; di Agostino Bonalumi e Claudio Costa, dirottando, successivamente, su alcuni protagonisti del dibattito artistico in Italia degli anni Ottanta. In tal proposito penso a Nunzio, del quale è in corso una mostra dedicata alle esperienze proprio di quegli anni, con opere provenienti dalla collezione di Fabio Sargentini, allestita presso la galleria dello Scudo di Verona, a Tommaso Cascella, ma anche ad un artista poco noto alla scena espositiva italiana, Alì Traoré scultore senegalese che avevo conosciuto a Tuoro sul Trasimeno, in occasione dell’inaugurazione delle sculture installate nel secondo cantiere di “Campo del Sole”, nel 1986. Infine presenze della scultura italiana, tra gli anni Ottanta e Novanta, ambito nel quale si collocano le esperienze di Francesco Roviello, Gino Filippeschi, Nicola Salvatore, Luigi Vollaro, Giovanni Balderi, Arturo Pagano e Franco Marrocco, artisti che declinano linguaggi diversi, segnati, ciascuno, da una distanza dalle esperienze, in scultura, proprie della stagione postmoderna”. La mostra è visitabile fino a domenica 23 marzo 2025.
Il Catalogo Gutenberg Edizioni
Il catalogo L’età del bronzo. sculture contemporanee dalla Fondazione Caporrella, di pp. 112 a colori, presenta il saggio di Massimo Bignardi con apparati biografici e brani di poetica; un testo di Pietro Caporrella e di Pasquale Ruocco, una sintesi storico critica delle fortune del ‘bronzetto come genere.
L’età del bronzo è una riflessione sul valore del ‘bronzetto’, con il desiderio di riprendere il senso di una secolare tendenza della produzione scultorea che, con alti e bassi, ha trovato in Italia, nel corso del secolo ‘breve’, una significativa stagione registrata nella metà del secolo scorso. Tutto questo prima dell’avvento del ‘multiplo’ realizzato secondo i metodi del disegno industriale e che, in ambito pittorico, trovava una corrispondenza con la grande stagione della grafica d’arte, soprattutto con l’invasione delle serigrafie da i nefasti effetti. Un momento “d’oro” che trovava riscontro in una qualificata attenzione del collezionismo che riconosceva, come ancora oggi, nel ‘bronzetto’ una specifica categoria di oggetti d’arte.
L’associazione “l’artecontinua & spaziovitale” – no profit dal 2018 ad oggi – fa del patrimonio culturale uno strumento di crescita e connessione all’interno delle comunità, oltre a contribuire alla sua valorizzazione e alla sua diffusione. Di fatti, ciò favorisce lo sviluppo di un ecosistema più equo, sostenibile e consapevole.
In virtù anche della fruizione delle opere, esse non sono intese soltanto come decoro di palazzi e luoghi di rappresentanza ma anche come veicolo per la comunicazione dei valori (come dimostra l’opera la fragilità). L’obiettivo, certamente, è quello di mantenere viva la collezione – che è patrimonio della galleria – ed esporla continuatamente.
È solo in quest’ottica che l’arte, concepita come esercizio di libertà e fattore identitario – che aiuta a risolvere i conflitti attraverso l’organizzazione di eventi – ha l’obiettivo di condividere esperienze collettive. Ecco perché si è pensato alla pubblicazione della seconda edizione del catalogo SPAZIO VITALE arte contemporanea 2022-2023 edito da Gutenberg Edizionidopo il successo del catalogo relativo alla I° edizione (Luglio 2022) con il volume Spazio Vitale, Artist – exhibition – gallery residence.
Precisamente, il 23 febbraio 2024 ad Aversa, è stato presentato il secondo catalogo intitolato La lacerazione della condizione d’artista e l’esposizione della collettiva Artists Exhibition. Sono intervenuti, per l’occasione, il curatore critico dell’arte Rosario Pinto, lo storico dell’arte Mino Iorio, il critico d’arte Maurizio Vitiello e il direttore editoriale Gutenberg Carmine Vitale. Questa pubblicazione si configura come un’agenda, un breve diario, seppur parziale, dello status dell’arte contemporanea in Italia.
La memoria del nostro tempo è scandagliata nei lavori proposti dai 140 artisti, i quali, consegnano tributi dell’ identità del mondo, sino a raggiungere confini singolari.
Ogni edizione è una “bussola-guida”, che permette di conoscere i molteplici linguaggi visivi odierni e di orientarsi nella complessa dialettica delle varie realtà artistiche. Le opere d’arte sono sia meccanismi per inseguire la verità che dispositivi per esplorare l’identità del mondo.
In conclusione, il work in progress dettato da questo catalogo mira a registrare avanzamenti continui e prospetta un futuro archivio del territorio regionale e dei transiti efficaci di chi vive le condizioni e le influenze dell’arte.
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Il Complesso San Michele, situato nel centro storico di Salerno, ospita la mostra dell’artista cilentano Sergio Vecchio – curata dalla dottoressa Gabriella Taddeo in collaborazione con la famiglia Vecchio ela Fondazione Carisal– dal titolo L’impronta doricanel segno contemporaneo. L’esposizione retrospettiva per commemorare la scomparsa dell’artista avvenuta nel 2018, si terrà dal 21 Febbraio al 3 Marzo 2024. Tale iniziativa è stata promossa dall’ Associazione Opificio Crea, volta a ricordare e ad evidenziare non solo il suo valore artistico, ma soprattutto il suo animo umano.
Figura eclettica, Sergio Vecchio, ha saputo sintetizzare nelle sue opere una pluralità di anime creative che si estendono dalle arti visive (pittura- grafica), alla scultura, alla ceramica fino alla scrittura. Di fatti visione onirica e racconto omerico si trasformano, così, sulla tela in razionalità concettuale; segni cromatici e figure fantastiche rimandano al mito, all’ascolto suggestivo dell’antico tramite immagini peculiari e ricercate sfumature.
La pittura di Sergio Vecchio, pur partendo negli anni 70 da un’aspirazione concettualistica, darà sempre preminenza al figurativo che, negli anni 80, si frammenterà come un reperto oscillando tra narrazione e non- narrazione.
Per l’occasione la Gutenberg Edizioni ha realizzato il catalogo omonimo all’intero del quale viene inquadrata la figura dell’artista come un viaggiatore senza tempo: con questa espressione si vuole evidenziare il suo percorso fra passato e presente con un ponte proteso verso il futuro per sottolineare il suo forte legame con il territorio di Paestum, così come con la Magna Grecia. Terre che ritornano ciclicamente, con preponderanza nelle sue creazioni di impronte classica. Da qui il sogno di Sergio Vecchio di realizzare un museo della memoria in grado di raccogliere la sua sterminata collezione di stampe, cartoline, tele e ceramiche di Paestum.
In lui memoria personale e memoria storica si incrociano assecondando numerose e diversificate direzioni ma senza fermarsi in un senso univoco e compiuto nell’oasi della sua pittura che diviene spazio liscio, neutrale, difficile da penetrare come un labirinto. Questo rende Sergio Vecchio un artista a 360 gradi.
SERGIO VECCHIO
Sergio Vecchio (1947-2018), ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli, allievo di Carlo Alfano e Giovanni Brancaccio. Dal 1967 inizia un’intensa attività espositiva in Italia e all’estero. Nel 1984 è segnalato da Pierre Restany e inserito nel Catalogo Generale della Grafica Italiana dell’Arte Mondadori con la seguente motivazione: “Sergio Vecchio nel suo tentativo di recupero dei dati artistici dell’archeologia, ha saputo dare alle sue tempere e acquerelli la dimensione evocativa di una intera civiltà”.
Gli anni ’80 lo vedono impegnato, oltre che nel suo Voyage Pittoresque della Magna Grecia in campo pittorico, anche nel campo dei libri d’arte. Nascono, infatti, in collaborazione con il Laboratorio/le edizioni di Nola, una delle più importanti calcografie d’Italia, vari libri e cartelle di opere grafiche con le quali in Italia ha partecipato alle più importanti rassegne del settore.
Negli anni ’90 la Sicilia diviene suo luogo privilegiato con la frequentazione costante dei siti archeologici più importanti dell’isola e con numerose mostre personali e collettive. È qui che scopre la carta di Acireale instaurando con gli artigiani del luogo un rapporto di stima e di lavoro.
Alla fine degli anni ’90 e negli anni 2000 la sua pittura sbarca in America, ove è impegnato in varie esposizioni. Torna poi ad esporre in Italia, a partire dalla personale presso Arte incontri di Milano, 2007; nel 2011 il Comune di Salerno gli commissiona la pavimentazione dell’antica chiesa dell’Annunziata e, nello stesso anno, è invitato al Padiglione Italiano della 54ma Biennale di Venezia.
Nelle sale dell’archivio della Fondazione Banco di Napoli, mercoledì 10 maggio alle 18:30, s’inaugura la mostra di Lucio Afeltra Residuo Greco, curata da Massimo Bignardi: una suggestiva installazione il cui proposito è dare all’immaginazione il senso di presenza, dell’abitare un luogo, un’agorà.
«Questa mostra realizzata con il sostegno della Fondazione Banco di Napoli – commenta il presidente Orazio Abbamonte – è un ulteriore contributo che essa offre al processo di promozione e valorizzazione del patrimonio culturale, nel caso specifico di un’esperienza di arte contemporanea, segno di un evidente processo di rinnovamento che connota l’attuale panorama artistico italiano».
L’Archivio Storico del Banco di Napoli, nella sua struttura architettonica, segue un percorso labirintico: stanze che si aprono una dopo l’altra, dalle alte pareti di scaffali, dai quali si affacciano faldoni, reclinati come dormienti, segnati, anno dopo anno, secolo dopo secolo, da grandi cifre nere. Un calendario di date, di eventi, di lasciti, di pegni, di donazioni, e così via. La vita sociale, insomma quella della comunità, ove i narratori sono le genti e le azioni che esse compiono. «L’artista si è calato, metaforicamente, in ciascun documento – spiega Bignardi – ne ha ascoltato le voci, ne ha percepito i gesti; insomma, è entrato nel vivo dell’agorà». All’agorà si accede dopo aver attraversato altri luoghi metaforici, stanze allineate una dopo l’altra, che s’incontrano appena varcata la soglia d’ingresso dell’Archivio. In mostra tre dipinti del 2016, tratti dal ciclo Bosco nel Teatro. Nella sala successiva, Senza titolo, un dipinto su lamiera con interventi di resina sintetica, anch’esso del 2023. La terza stanza, che precede quella dell’agorà, suggerisce l’idea della Sala delle metope, prendendo spunto dal Museo Archeologico Nazionale di Paestum: quattro piccoli disegni, tutti del 2019, realizzati con pastelli cerosi, oppure a matita. Fogli disposti ai lati d’ingresso all’agorà che, seppur nell’irregolarità del linguaggio, testimoniano l’interesse dell’artista per il disegno, per la sua capacità di farsi progetto e, al tempo stesso, dettato pittorico, ornamentale, narrazione.
«Residuo Greco è una complessa installazione alla quale, da tempo lavoro – commenta Afeltra – con il proposito di dare all’immaginazione il senso di presenza, quindi dell’abitare un luogo e precisamente all’interno di un archivio, le cui pareti conservano pagine e pagine, raccolte in grandi faldoni, della storia di cinque secoli di quella terra, che fu dei coloni greci».
Titolo: Lucio Afeltra. Residuo Greco
Apertura: 10/05/2023
Conclusione: 30/05/2023
Organizzazione: Fondazione Banco di Napoli
Curatore: Massimo Bignardi
Luogo: Napoli, Palazzo Ricca, Fondazione Banco di Napoli