Il Complesso San Michele, situato nel centro storico di Salerno, ospita la mostra dell’artista cilentano Sergio Vecchio – curata dalla dottoressa Gabriella Taddeo in collaborazione con la famiglia Vecchio e la Fondazione Carisal – dal titolo L’impronta dorica nel segno contemporaneo. L’esposizione retrospettiva per commemorare la scomparsa dell’artista avvenuta nel 2018, si terrà dal 21 Febbraio al 3 Marzo 2024. Tale iniziativa è stata promossa dall’ Associazione Opificio Crea, volta a ricordare e ad evidenziare non solo il suo valore artistico, ma soprattutto il suo animo umano.

Figura eclettica, Sergio Vecchio, ha saputo sintetizzare nelle sue opere una pluralità di anime creative che si estendono dalle arti visive (pittura- grafica), alla scultura, alla ceramica fino alla scrittura. Di fatti visione onirica e racconto omerico si trasformano, così, sulla tela in razionalità concettuale; segni cromatici e figure fantastiche rimandano al mito, all’ascolto suggestivo dell’antico tramite immagini peculiari e ricercate sfumature.

La pittura di Sergio Vecchio, pur partendo negli anni 70 da un’aspirazione concettualistica, darà sempre preminenza al figurativo che, negli anni 80, si frammenterà come un reperto oscillando tra narrazione e non- narrazione.

Per l’occasione la Gutenberg Edizioni ha realizzato il catalogo omonimo all’intero del quale viene inquadrata la figura dell’artista come un viaggiatore senza tempo: con questa espressione si vuole evidenziare il suo percorso fra passato e presente con un ponte proteso verso il futuro per sottolineare il suo forte legame con il territorio di Paestum, così come con la Magna Grecia. Terre che ritornano ciclicamente, con preponderanza nelle sue creazioni di impronte classica.  Da qui il sogno di Sergio Vecchio di realizzare un museo della memoria in grado di raccogliere la sua sterminata collezione di stampe, cartoline, tele e ceramiche di Paestum.

In lui memoria personale e memoria storica si incrociano assecondando numerose e diversificate direzioni ma senza fermarsi in un senso univoco e compiuto nell’oasi della sua pittura che diviene spazio liscio, neutrale, difficile da penetrare come un labirinto. Questo rende Sergio Vecchio un artista a 360 gradi.

SERGIO VECCHIO

Sergio Vecchio (1947-2018), ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli, allievo di Carlo Alfano e Giovanni Brancaccio. Dal 1967 inizia un’intensa attività espositiva in Italia e all’estero. Nel 1984 è segnalato da Pierre Restany e inserito nel Catalogo Generale della Grafica Italiana dell’Arte Mondadori con la seguente motivazione: “Sergio Vecchio nel suo tentativo di recupero dei dati artistici dell’archeologia, ha saputo dare alle sue tempere e acquerelli la dimensione evocativa di una intera civiltà”.

Gli anni ’80 lo vedono impegnato, oltre che nel suo Voyage Pittoresque della Magna Grecia in campo pittorico, anche nel campo dei libri d’arte. Nascono, infatti, in collaborazione con il Laboratorio/le edizioni di Nola, una delle più importanti calcografie d’Italia, vari libri e cartelle di opere grafiche con le quali in Italia ha partecipato alle più importanti rassegne del settore.

Negli anni ’90 la Sicilia diviene suo luogo privilegiato con la frequentazione costante dei siti archeologici più importanti dell’isola e con numerose mostre personali e collettive. È qui che scopre la carta di Acireale instaurando con gli artigiani del luogo un rapporto di stima e di lavoro.

Alla fine degli anni ’90 e negli anni 2000 la sua pittura sbarca in America, ove è impegnato in varie esposizioni. Torna poi ad esporre in Italia, a partire dalla personale presso Arte incontri di Milano, 2007; nel 2011 il Comune di Salerno gli commissiona la pavimentazione dell’antica chiesa dell’Annunziata e, nello stesso anno, è invitato al Padiglione Italiano della 54ma Biennale di Venezia.

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